Infinita richiesta di informazioni e documenti
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PayPal pretende una serie infinita di informazioni sul venditore, vuole
sapere chi è, cosa è stato, e cosa sarà, ed anche perchè. In barba a
qualunque tutela sulla privacy e all'eticamente accettabile, se non si
ritiene soddisfatta delle informazioni in suo possesso semplicemente
blocca il denaro che dovrebbe invece semplicemente
intermediare.
Chiede documenti su documenti lasciando pensare che al di
là del sistema ci sia un clown semplicemente dedito a sproloquiare. Di
fatto sequestra denari non suoi, alimentando il sospetto che tale
manovra le consenta in realtà di profittare notevolmente in termini
valutari (basti pensare agli enormi volumi di acquisto online in tutto
il mondo). E tutto questo appare evidente solo dopo un pò che ci lavori.
Cioè ti da il tempo di organizzarti, di pubblicare il materiale, di
promuovere il suo logo. Dopo che hai speso montagne di tempo a ottimizzare le pagine per
incorporare i suoi dannati pulsanti di pagamento, inizia a farsi
pressante con le richieste (e i sequestri di denaro sul conto).
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Limiti di pagamento
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Con gli stessi obiettivi prima elencati, stabilisce un cxxxo di limite
di incasso a € 2500 annuali. E naturalmente te lo rende noto sempre a
posteriori, cioè dopo che sei riuscito ad avviare il meccanismo e che i
clienti stanno apprendendo delle nuove modalità aggiuntive di pagamento.
Ma che intendimento avrei a barcamenarmi ore e ore dietro ai loro
cavilli, sapendo che non posso nemmeno aspirare a lavorarci
intensamente, visto il risibile limite imposto? Poi ti spiegano che è
possibile rimuoverlo ma che necessitano di altri documenti (ancora?) tra
cui documenti sempre più sensibili, come estratti conto bancari,
bollette di utenze personali, ecc.
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Obblighi, commissioni, ecc.
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Dunque, leggete bene:
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abbiamo inserito pulsanti e info adeguate per agevolare il cliente ad
utilizzare PayPal come sistema di pagamento, distraendo notevoli
risorse del nostro tempo;
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rendersi competitivi nelle vendite online obbliga a ritagliarsi
margini risicatissimi, che alla luce di quanto l'economia stenti a
mostrarsi in ripresa, ci siamo disposti nonostante tutto ad accettare;
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abbiamo concesso a PayPal che si trattenesse, su guadagni già miseri,
mediamente il 4%, a titolo di commissione, sugli importi dei pagamenti
ricevuti;
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abbiamo accettato che spesso, tali pagamenti, risultassero nella
nostra piena disponibilità solo dopo 20 gg, in nome delle tutele a
favore dei clienti;
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Nessuna tutela per il venditore onesto
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Dopo tutto questo c'è pure la spada damoclea del "chargeback".
Cosa è?
Un' arma non contrastabile, in mano a clienti disonesti e istituti
emittenti di carte di credito compiacenti, che permette a questi "tutelati clienti"
di farsi beffe di qualunque etica contrattuale e di comportamento. In
pratica possono godere di un periodo di ben 120 giorni, durante il
quale possono servirsi del bene acquistato tramite carta
credito/paypal, ed entro tale termine contestare la transazione
semplicemente non riconoscendola. Non servono a niente la
puntualità nella comunicazione da parte del venditore, il prezzo ultra
concorrenziale, i tempi serratissimi di spedizione, le mille cautele
perchè il cliente sia soddisfatto del suo acquisto, l'attenzione per
le informazioni dettagliate pubblicate online relative al prodotto
acquistato, le condizioni di vendita accettate dal cliente in sede di
acquisto. Semplicemente salta tutto. Quello che vale è unicamente la
pretesa del bandito (non riesco più a chiamarlo cliente) di farsi
avanti con la sua richiesta di rimborso, forte di un sistema del tutto viziato. E'
il venditore che dovrà vedersela con l'istituto e paypal per
dimostrare che tutto è stato fatto nel migliore dei modi e che
soprattutto non c'è stata truffa (da parte sua!). Si badi bene che,
nonostante Paypal preveda una sua procedura a tutela (fasulla) del
venditore dove quest'ultimo è messo in condizioni di dimostrare carte
alla mano che il cliente ha ricevuto il bene regolarmente, e che tale
bene è in linea
con quanto richiesto, di fatto ogni contestazione viene semplicemente
ritenuta inefficace e priva di prove sufficienti. L'attesa di un
qualche riscontro è prevedibilmente lunga e sempre con lo stesso
esito: "...ci dispiace, ma purtroppo...". Nel frattempo sono
nuovamente trattenuti da paypal gli importi contestati, con una
previsione di risoluzione tra i 70 e 100 giorni. Il venditore non ha
alcuna arma a sua difesa, tutto resta nella potestà e suscettibilità
dell'istituto emittente della carta. Ma secondo voi, è possibile
lavorare in questo modo, con transazioni mai veramente chiuse, importi
che non possono essere liberamente amministrati (eh si, perchè noi, i
nostri fornitori li dobbiamo pagare, non c'è appello per il
disconoscimento di una fornitura!), e quel fastidio quotidiano di
rimanere alla mercè di chiunque si mostri come cliente e poi si palesi
per quello che è (un delinquente)? Poi potrà pure accadere che il
titolare della carta sia incolpevole, e che quello strumento di
pagamento sia stato clonato, o abbia subito furto di identità, o
chissà che altro. Ma perchè non se ne fa carico lo stesso istituto
emittente, e alla fine dei giochi devo far fronte io alla loro falle?
No grazie! Tenetevi paypal e le sue mirabolanti percentuali di
crescita, mi accontento di vendere meno prodotti ad un pubblico più
ristretto, ma più rispettoso, e più onesto soprattutto.
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